Quale miglior ritorno dalle vacanze di un articolo sull‘amato Cinema.
Anche questa estate ho approfittato delle lunghe serate per fare scorpacciate di film. Ce ne sono stati tanti belli e stimolanti che sarebbero da citare. Credo che la psicologia abbia trovato nel cinema il modo migliore per lanciare messaggi alla coscienza delle persone e gli autori, sceneggiatori e registi abbiano capito che i temi attuali, le storie, lette in lente psicologica, rendano emotivamente interessante un film, lo consegnano in qualche maniera alla Storia del Cinema.
Ancora una volta ho scelto di trattare, con questa divertente commedia, l’argomento della omosessualità.
In un post/ foto pubblicata sulla nostra pagina di PSISES su FACEBOOK, in cui c’erano due uomini di spalle che si tenevano per mano (pubblicità IKEA), abbiamo avuto il triplo di visualizzazioni rispetto ad qualsiasi altro post, a voler significare l’interesse per l’argomento.
Mi ha colpito, inoltre, questa estate, una lettera che girava su facebook, in cui un uomo si scusava con il ragazzo quattordicenne morto suicida a Roma, perchè responsabile a suo dire, di non aver fatto abbastanza per sensibiliazzare la gente alla cultura della differenza (il ragazzo fra l’altro diceva su un foglio scritto prima di morire di non essere stato capace di far comprendere al padre i dubbi sulla propria omosessualità – vedi film)
Ci ha colpito quella lettera e in Psises ci siamo interrogati sul nostro BLOG, ci siamo domandati se fossero stati pochi gli articoli che da sempre scriviamo per sensibilizzare i lettori sull”argomento.
Sentirsi in colpa non è il modo migliore per cambiare il mondo, per lo meno non lo è secondo il nostro punto di vista. Preferiamo continuare a scrivere sperarando che una nuova cultura possa illuminare gli animi. Siamo sognatori, lo sappiamo. La realtà, i vissuti quotidiani, quelli che ascoltatiamo alla radio e in televisione, sono lontani da empatia ed emozione, ma finchè non decideranno di tassare i sogni, di perseguitare o picchiare i sognatori, mi piace immaginare che le cose possano cambiare, che nel mondo ci siano altrettanti sognatori che come noi seminano parole, immagini, emozioni in linea con la cultura di libertà, rispetto, accettazione dell’altro, relazione empatica…
La trama. Mattia ha un biglietto per Madrid e un fidanzato di Madrid con cui cominciare una nuova vita lontano dall’Italia e da un segreto che proprio non vuole confessare. Mattia è gay e la sua famiglia non lo sa. Lo ignora il padre, allenatore di rugby col vizio delle donne, lo ignora la madre, casalinga dimessa e ‘dismessa’ dal marito, lo ignora la sorella, coatta convinta con marito meccanico e prole sempre in arrivo. A conoscere la verità su Mattia sono soltanto Stefania, amica di sempre e da sempre, Giacomo, drag queen di notte e ‘lavandiere’ di giorno, ed Eduard, madrileno romantico e ostinato. Eduard vuole conoscere la famiglia di Mattia senza sapere che il suo amato è lontano dall’aver dichiarato la propria omosessualità. Alla vigilia della partenza però Mattia sarà costretto a fare i conti con se stesso e la propria identità. Intorno al tavolo troverà le parole per dirlo e per dirsi.
Questo articolo è dedicato ai ragazzi che sono riusciti ad aprirsi e a quelli che non hanno ancora trovato il coraggio di farlo. Noi di Psises ci siamo.
Ringrazio i sognatori che nel loro piccolo semineranno fiduciosi…
Ben ritrovati!
E' sempre bello avere spunti di riflessione e condividere la propria opinione.
Ho visto il film, un pò a pezzi, ma mi è piaciuto molto.
Un'aspetto che mi ha colpito e mi ha fatto riflettere è come il ragazzo protagonista non riuscisse a parlare della propria omosessualità, forse proprio perchè lui per primo non lo volesse accettare. Sembra che non ci si vedesse in quel "ruolo" rispetto al "ruolo" che lui avrebbe dovuto avere (secondo lui!!!) nella sua famiglia o in generale nella società che lo circonda. La Spagna è vista da lui come luogo dove ricrearsi un'identità, libero dalle catene delle sue origini, della sua storia. Un "Fu Mattia Pascal" …. morto e rinato altrove. Ma quello che subito non afferra è che non può fuggire da se stesso, o meglio non può ignorare il peso di quello che è. E questo peso l'ha dentro di se. Certo, il pregiudizio, gli stereotipi e la superficialità della società non aiutano.