Questo film di Pupi Avati lascia senza parole…

Ecco la trama:

Lino Settembre e sua moglie Chicca hanno condotto un’esistenza felice e appagata si a livello personale che professionale e anche la loro vita coniugale, nonostante la mancanza di figli, è scorsa serena e senza serie difficoltà per venticinque anni. Lino, è un esperto giornalista sportivo de Il messaggero e commentatore sportivo Rai, Francesca, un’insegnante universitaria di filologia romanza. Il loro è un rapporto consolidato che ha superato non poche difficoltà tra le quali il sofferto mancato arrivo di un figlio. Proprio quando sembrano aver trovato un loro equilibrio di coppia, Lino inizia ad accusare problemi di memoria che lentamente diventano sempre più gravi, compromettendo via via il quotidiano svolgersi delle sue attività: gli effetti debilitanti e degenerativi del morbo di Alzheimer, patologia degenerativa delle cellule cerebrali. Con il tempo la malattia avanza e Lino si allontana sempre più dal presente vivendo una drammatica ‘regressione’, ma sua moglie, rifiutando qualsiasi ipotesi di abbandono ed esclusione, decide di restare accanto all’uomo che ama ad ogni costo.

Ma che cosa è il morbo di Alzheimer? (da Wikipedia)

Essa è stata descritta per la prima volta nel 1906, dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer. Nel 2006 vi erano 26,6 milioni malati di tutto il mondo, e si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale entro il 2050.

La sua ampia e crescente diffusione nella popolazione, la limitata e comunque non risolutiva efficacia delle terapie disponibili, e le enormi risorse necessarie per la sua gestione (sociali, emotive, organizzative ed economiche), che ricadono in gran parte sui familiari dei malati, la rendono una delle patologie a più grave impatto sociale del mondo.

Anche se il decorso clinico della malattia di Alzheimer è in parte specifico per ogni individuo, la patologia causa diversi sintomi comuni alla maggior parte dei pazienti. I primi sintomi osservabili sono spesso erroneamente considerati problematiche “legate all’età”, o manifestazioni di stress. Nelle prime fasi, il sintomo più comune è l’incapacità di acquisire nuovi ricordi e la difficoltà nel ricordare eventi osservati recentemente. Quando si ipotizza la presenza di un possibile morbo di Alzheimer, la diagnosi viene di solito confermata tramite specifiche valutazioni comportamentali e test cognitivi, spesso seguiti dall’imaging a risonanza magnetica.

Con l’avanzare della malattia, il quadro clinico può prevedere confusione, irritabilità e aggressività, sbalzi di umore, difficoltà nel linguaggio, perdita della memoria a lungo termine e progressive disfunzioni sensoriali.

La causa e la progressione della malattia di Alzheimer non sono ancora ben compresi. La ricerca indica che la malattia è associata a placche amiloidi e ammassi neurofibrillari nel cervello. Attualmente i trattamenti terapeutici utilizzati offrono piccoli benefici sintomatici, e possono parzialmente rallentare il decorso della patologia; anche se sono stati condotti oltre 500 studi clinici per l’identificazione di un possibile trattamento per l’Alzheimer, non sono ancora stati identificati trattamenti che ne arrestino o invertano il decorso. A livello preventivo, sono state proposte diverse modificazioni degli stili di vita personali come potenziali fattori protettivi nei confronti della patologia, ma non vi sono adeguate prove di una correlazione certa tra queste raccomandazioni e la riduzione effettiva della degenerazione. Stimolazione mentale, esercizio fisico e una dieta equilibrata sono state proposte sia come modalità di possibile prevenzione, che come modalità complementari di gestione della malattia.

Poiché per il morbo di Alzheimer non sono attualmente disponibili terapie risolutive ed il suo decorso è progressivo, la gestione dei bisogni dei pazienti diviene essenziale. Spesso è il coniuge o un parente stretto a prendersi in carico il malato (caregiver), compito che comporta notevoli difficoltà e oneri. Chi si occupa del paziente può sperimentare pesanti carichi personali, che possono coinvolgere aspetti sociali, psicologici, fisici ed economici.

Anche in questo caso affido al Blog un importante momento di riflessione. Come dicevo non ci sono parole quando viaggiano le emozioni e tante volte rendere uno stato d’animo parola definisce e toglie alla complessità e alla vastità di ciò che l’uomo può avere dentro… Ma da voi mi aspetto uno sforzo… Narrare esperienze per condividere… condividere per non essere soli… non essere soli per vivere… nonostante tutto.