Studi recenti (fonte rivista MENTE) rivelano che quando un uomo diventa padre i suoi livelli di testosterone precipitano drasticamente. Ma quali sono gli effetti di questo brusco cambiamento?
Ma andiamo per ordine definendo testosterone (da Wikipedia): è un ormone steroideo del gruppo androgeno prodotto principalmente dalle cellule di Leydig situate nei testicoli e, in minima parte, sintetizzato nella corteccia surrenale. È presente anche nella donna, come prodotto intermedio della sintesi degli estrogeni. Nell’uomo è deputato allo sviluppo degli organi sessuali (differenziazione del testicolo e di tutto l’apparato genitale) e dei caratteri sessuali secondari, come la barba, la distribuzione dei peli, il timbro della voce e la muscolatura. Il testosterone, nell’età puberale, interviene anche sullo sviluppo scheletrico, limitando l’allungamento delle ossa lunghe ed evitando, in questo modo, una crescita spropositata degli arti. Nell’uomo adulto, i livelli di testosterone hanno un ruolo fondamentale per quanto riguarda la fertilità, la vitalità e la buona salute (intesa soprattutto come protezione da malattie metaboliche come ipertensione e diabete mellito); contribuisce a garantire la fertilità, in quanto agisce sulla maturazione degli spermatozoi nei testicoli. Inoltre influenza qualità e quantità dello sperma prodotto, poiché opera sulle vie seminali e sulla prostata, deputate alla produzione di sperma. La produzione giornaliera di testosterone nell’uomo varia dai 5 ai 7 milligrammi ma, superati i 30 anni, tende a diminuire annualmente dell’1%.Il testosterone regola anche il desiderio, l’erezione e la soddisfazione sessuale: ha, infatti, la funzione di “mettere in sincronia” il desiderio sessuale con l’atto sessuale vero e proprio, regolando l’inizio e la fine dell’erezione del pene. Un deficit di libido (desiderio sessuale) è spesso associato a una disfunzione del testosterone. Ciò è stato evidenziato anche per il desiderio sessuale femminile a seguito della sua diminuzione nel periodo post-menopausale. Il testosterone è utilizzato farmacologicamente sia in uomini che in donne, qualora vi siano alterazioni nei suoi livelli.
Detto questo, ci tengo a precisare che le ipotesi psicologiche sono spesso non conclusive per cui vanno interpretate appunto come idee, mai come verità assolute.
La domanda che si ponevano i ricercatori era: è il fatto di diventare padri a far calare il testosterone di questi uomini o piuttosto era più facile che diventassero padri quegli uomini che fin dall’inizio avevano un livello di testosterone basso? Entrambe le ipotesi spiegavano bene i risultati della ricerca e quindi la questione rimaneva aperta.
La ricerca per motivi ovvi non può essere riportata ma vi vorrei segnalare alcune idee e spunti su cui riflettere.
(…) abbiamo trovato che gli uomini che riferivano di trascorrere più tempo con i figli erano anche quelli che presentavano i livelli di testosterone più bassi.
(…) la caduta dei livelli dell’ormone era assai più forte per quelli che avevano un bimbo appena nato.
(…) la paternità sembra condurre a un basso livello di testosterone nei maschi, e non il contario… il calo potrebbe essere particolarmente netto poco dopo la nascita del piccolo per avere poco dopo la nascita una parziale risalita.
L’articolo riporta alcuni effetti di alti livelli di testosterone: i comportamenti da maschio:
(…) si può ipotizzare che questo ormone dia una spinta alla competizione e alla fiducia in sè stessi. A lungo si è ritenuto che motivi comportamenti che consentono ai maschi di attrarre potenziali compagne e di competere per esse con altri maschi.
(…) gli stessi comportamenti che potrebbero far salire la probabilità, per un giovane, di trovare una compagna e diventare padre, potrebbero rivelarsi negativi quando il suo compito principale diventa quello di prendersi cura delle persone a suo carico… è noto che gli uomini con più alti livelli di testosterone hanno probabilità moderatamente più alte di esprimere comportamenti aggressivi… hanno maggiori probabilità di abbandonarsi alla ricerca compulsiva di sensazioni eccitanti e a comportamenti a rischio come l’abuso di alcool e droghe… hanno maggiori probabilità di adottare comportamenti promiscui, e in effetti è stato rivelato che nel corso della loro vita hanno rapporti sessuali con un numero maggiore di partner.
(…) nel nostro studio abbiamo scoperto che i padri che riferivano di trascorrere più tempo (tre o più ore al giorno) con i propri figli avevano livelli di testosterone più bassi in confronto a quelli dei padri che riferivano di non dedicare tempo per accudirli… è il badare ai piccoli che riduce il testosterone del padre, o semplicemente i padri con meno testosterone cono più inclini a impegnarsi con i propri figli? La migliore ipotesi è che non solo la paternità conduca ad un calo di testosterone, ma l’interazione con i bambini, o qualcosa legata al tempo che si trascorre con loro, influenzi la misura del calo che si verifica con la paternità.
(…) ci sono varie indicazioni che i padri tendano a essere più sani degli uomini che non hanno figli (l’articolo parla di ipotesi statistiche).
(…) il calo di testosterone non sembra influire sulle capacità riproduttive dei neopapà.
Osservazioni finali:
(…) è ormai chiaro che gli esseri umani si riproducono mediante una strategia di riproduzione cooperativa, nel senso che nel corso dell’evoluzione umana le madri nell’allevamento della prole non sono state sole, ma c’era invece un ampio e flessibile gruppo sociale che le affiancava… nel corso dell’evoluzione i padri si sono trovati in molte circostanze nella posizione di poter collaborare con le madri nell’allevamento della prole… la biologia dei maschi umani prevede (ipotesi dello studio) la capacità di rispondere ai compiti di accudimento dei bambini che si presentano con il passaggio alla paternità… proponiamo che questa intrinseca capacità di risposta della biologia maschile si sia evoluta, perchè la sopravvivenza e il benessere dei figli miglioravano quando i padri investivano fortemente nelle loro compagne e nella prole.
(…) speriamo che i padri condivideranno il nostro entusiasmo nel sapere che gli uomini, in un modo che la nostra specie potrebbe forse non condividere con nessun’altra, sono capaci di rispondere biologicamente alla paternità …
Bene direi un articolo con tanti spunti… spero che la mia selezione risulti chiara, in tutti i casi sono disponibile all’invio del materiale completo agli interessati.
Possiamo pensare quindi che l'evoluzione della specie ha fatto sì che si selezionassero individui che, con il loro comportamento di accudimento e affiancamento a tutto ciò che era "privilegio" femminile/materno, permattano un nuovo mondo relazionale. Un mondo rinsavito dalla convinzione che "essere uomini" significava avere testosterone alto, essere machi e altre narcisistiche convinzioni. Grazie. Ottimo articolo.
In effetti … sembra che la biologia umana si evolva prima della "cultura umana"… nel senso che mentre a livello fisiologico e biochimico c'è un avvicendamento dei due mondi maschile/femminile, a livello culturale questo non è ancora mutato del tutto, almeno nel nostro paese. Leggevo che in Danimarca, gli uomini accudiscono i bambini, prendono i congedo parentale subito dopo la nascita dei figli in un numero sempre crescente… e le donne danesi si dichiarano "felici" per la maggioranza. Chissà come si sentono gli uomini danesi? Cioè sono "felici" in questo avvicinamento al mondo femminile?
Mi chiedo anche se alla base di un certo smarrimento dell'uomo di cui si parla (spesso in modo negativo) ci sia in realtà un mutamento biologico che lo avvicina alle donne: si sente spesso parlare di "calo del desiderio maschile"… c'entra qualcosa con questa ricerca?
La ricerca non porta questo tipo di connessione… Mi sembra interessante l'ipotesi di Paola… Giro la domanda al web sentite i vostri maschi in "calo di desiderio" o come uomini vi sentite in "calo di desiderio?"
Buongiorno, grazie Pasquale per questo interessante articolo. Nella mia personale opinione ed esperienza di coppia che ha avuto da poco un bambino, mi sono fatta l'idea che esista una personalità maschile più predisposta ad avere figli e accudire la prole, e probabilmente alla luce di questo articolo potrebbero essere maschi con livelli di testosterone di base mediamente più bassi, cosa che favorisce probabilmente anche la non (eccessiva, quantomeno!) promiscuità sessuale e, quindi, aiuta la fedeltà e l'idea di coppia.
E comunque sempre di più abbiamo prove di come il corpo sia una macchina perfetta… pensate a questo meraviglioso programma biologico che permette al maschio che accudisce la prole di abbassare la propria aggressività ormone-dipendente e predispone a un profilo ormonale più femminile…
E pensate quindi alle incredibili connessioni che avvalorano l'ipotesi della PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologia), ovvero l'esistenza di un network di segnali biologici che mettono in connessione l'affettività con la produzione ormonale, con il sistema immunitario e il sistema nervoso. Di certo bambino e papà che lo accudisce non hanno mezzi "fisici" di comunicazione, ossia non si trasmettono nessun fluido da cui possono passare ormoni o altri segnali, per cui il tipo di messaggio che riceve il corpo maschile deve necessariamente provenire da impulsi elettrici a partenza cerebrale, quindi da un'affettività.